mica male, già.

però dieci euro sono tre mojito alla festa di liberazione di milano.

resta uno: a versare nel fondo stagista: ci facciamo la pensione.

e ora è tempo di cose serie, tipo un panino, tipo.

e un espresso bar.

che tanto oggi stacco presto.

parentesi: per i miei spostamenti: 47 € più spicci scassapalle di abbonamento treno. e solo perchè non prendo l’autobus. quanti mojito sono?

infatti guarda che elucubrazione!

dieci euro.

un settimanale, carnet da sei biglietti/due viaggi al giorno fa sei euro e settanta.

un pacchetto di sigarette fa tre euro e trenta, se fumi ML.

totale dieci euro spaccati.

prossima volta li compro assieme, così non mi danno spicci scassapalle da riporre nell’apposito vano.

(ma dieci euro sono quasi ventimila vecchie lire?)

(no, non può essere.)

Comunque, GattoMatto…

sfortunatamente non ho tempo adesso, devo assolutamente andare alla macchinetta del caffè.

ecco appunto: non si dovrebbe lavorare.

conferenze stampa.

comunicati stampa.

rassegne stampa.

agenzie.

evviva i prezzi popolari.

evviva lucarelli. (l’adorata trasmissione non prevedeva peraltro partecipazione di pubblico, per fortuna.

solo sagome di loschisissimi personaggi.)

(e se la de filippi provasse questa formula? sagoma di cartone sfigatissima, raccontami la tua storia. e il pubblico di cartone fa le domande. audience a palla. già.)

ma soprattutto quel gattomatto, raccontaci la verità.

*a tratti il trash attrae* (ripetete velocemente questa frase: è un mantra.)

ma gattomatto proprio non ce la faccio: sei sicura che abbia un senso nascosto?

sei sicura che abbia un senso?

mah.

né di venere né di marte.

Spe’, che mi ricordo cosa devo iniziare oggi.

A:”Sei mai stata al Blue Note?”

io:”No.”

B:”Ma la trasmissione di Lucarelli?”

Milano, festa di Liberazione. Capannone “GlobaR”.

Nel listino prezzi, oltre a – come al solito – birre, panini, cocacole (hmmm.), anche acqua tonica e mojito.

tutto a prezzi popolarissimi, eh? Solo tre iuros.

mojito?!

paese che vai, usanza che trovi, come si suol dire.

prima di andare via.

(spero che resti un po’. con me.)(neffa con la parrucca nuova è sensaZZio-nale.)

(e. anticipazione. IO ho scoperto il segreto della canzone “GattoMatto” di R. Angelini.) (stay tuned.) (minchia, ovvio!)

beh, levare le tende, quasi quasi.

la scoperta di oggi:

“creatività” è anagramma di “cattiveria”.

e poi mi dicono che la lingua è arbitraria. seH.

Interpretazioni di una parola.

per la serie, flectar non frangar (ma è meglio frangar non flectar o flectar non frangar? perché?), ecco la flessibilità.

non essere tenuti a rispettare l’orario di ufficio, qui, vuol dire non rispettarlo.

ma verso il basso, cioè, ripeto, non sai quando esci 🙂

in realtà in quanto staGGista sono tenuta solo ad un tot di ore ma, se poi come sempre è. hai ancorada fare? e allora che fai, tene vai?

eh, no. io illavoro a casa non me lo porto.

quindi qua assenza di orario e di retribuzione pari sono, meno un rimborso spese, che è sempre meglio di Gnente.

quindi non lo so.

Il Flessibile non timbra, ma può non uscire.

Il Rigido, caschi il mondo, esce, punto. No?

Secondo me il Flessibile esercita i suoi superpoteri di flessibilità solo da un certo grado di Importanza (TM) in poi.

Prima, ‘nsomm’…

se…lavi?

dunque, dunque. andiamo ancora più giù, rovistiamo nel torbido: non si resisterebbe alla ceretta in quanto maggiormente pelosi (fino allo stadio simil-scimmiesco), mi viene da supporre. ma non suppongo. (ho visto uomini soffrire e urlare, rimanendo altresì basito all’orrenda vista)

cioè.

perchè ci sono cose, che io, mica mi spiego.

tipo la flessibilità. noi stagisti – oddio, parlo poi della mia convenzione, la tua non so – non siamo tenuti a rispettare l’orario di ufficio: non si timbra il cartellino, insomma.

il massimo di flessibilità va dunque di pari passo con l’assenza di retribuzione.

ma… (il) flessibile è felice?

e se la tecnologia s’incapoccia con noi e viceversa, è forse solo l’ultimo episodio di questa barbarie?

ma cos’è, un nuovo film di ollivud?

dal titolo “se scappi ti usurpo” 😀

(si, sempre più in basso.)

la tecnologia si ribellerà pure a se stessa (cfr. lo scaricamento della memoria fisica in corso e la consecutiva “primary master fails” apparse sullo schermo la settimana scorsa), ma io come essere umano, anche, gioco al ribasso ^_^

qui noi si stacca più difficilmente di un pezzo di scotch dal braccio di un ometto urlante (sarete pure il sesso forte, ma non reggereste ad una ceretta, e ripensandoci se contattassi adesso le mie amiche femministe del gruppo di liberazione dal maschio medio potrei proporre un metodo infallibile di sconfitta… hmm…), nel senso che l’orario è flessibile verso il basso, il che vuol dire che non sai mai quanto tardi puoi arrivare a fare.

le diciassette e trentatrè, qui, sono un orario in cui potenzialmente possono passarti anche un lavoro nuovo.

(e magari hai fatto ‘n’ cazz’ tutto il giorno.)

selavì.

il resto, l’unica cosa che posso dirti, è ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. 🙂 (cite, tranne lo smiley)

daniele groff ha dato (ovvero: tu scappi? io usurpo!)

perchè io ci provo poi a fare i commenti ai post, però una disfunzione, ci deve essere, suppongo, io. no?

fatto sta che non ci sono riuscito e dopo sudati tentativi in numero di 2 – mi annoio presto, ça va sans dire – ho buttato via l’idea del commento. sproloquio solo da qua.

bar interno, qua, proprio giù dalle scale. ma la vita costa e la famiglia spesa (vedete un po’ voi, se come presente terza singolare o come participio passato).

ordinare, masticare, deglutire.

poi un caffè.

però anche con assoluta calma, mica pensare che non.

alla sera il trenino mi aspetta alle 18,06: stacco conseguentemente alle 17,33 circa per non rischiare di perderlo, il treno.

l’informatica per me è usare tutti i pc che ci sono, a turno. ci sono anche i muratori che fanno un sacco di rumore.

luddismo? ci pensano le macchine, da sole, di solito. non l’uomo che si ribella alla macchina, ma la macchina che si ribella a se stessa. implosione tecnologica?

la settimana prima della settimana dopo

ti allontani un attimino dal blog e ti usurpano pure il primo post della settimana!

trattengo a stento un impeto da daniele groff in tipo “questa è casa mia e qui decido io”, e, seduta, assonnata, con gli Air, aspetto di capire di cosa mi occupo questa settimana…

si incazzeranno quando gli dirò che tutta la prossima non ci sono?

ebbeh, ma io sono una stagista.

ebbeh, ma io mi devo laureare…

tutte le domeniche, di pomeriggio, stanno dando i film di blake edwards…

ieri non l’ho visto.

ero in treno.

eoggi?

oggi scrivania.

…vediamo…

accorgendoci che luglio, anche, sta per finire…

partono i righeira, bassi, in background.

(ba-ba-ba-baciami sia-mo duesa-tellitinor-bi-ta-sul-maaar…)

lancio un sondaggio al mio pong.

ma voi quanto e cosa avete in dotazione?

macchinette? caffè? acqua? il resto? lo pagate?

e a pranzo? ancora spesati dalla famiglia?

e quanto tempo avete per mangiare?

e alla sera, alla sera quando si stacca?

e informatica?

quanto luddismo avete a disposizione?