giovinedì

la giornata odierna è quella che sancisce in via definitiva, direi, il mio lento – nemmeno tanto – processo di deterioramento fisico e umano, in atto ormai da una quantità innumerevole di anni.

sveglia alle 6:30 di mattina (ah, gli orari elastici dei freelance) per andare dall’altro lato della città (destinazione raggiungibile con un taxi o in alternativa con una semplice combinazione di tre mezzi di trasporto diversi: bus, metro, e treno locale, col cavolo.) a fare una risonanza magnetica. che esame da vecchi. e giusto per mettere la ciliegina sulla torta, è da gerontocomio anche il motivo dell’esame: probabile sciatica, causata non si sa bene da che.
da un mese cammino come gregory house.
è definitivo, la sanità pubblica non è una punizione di dio derivata dal peccato originale, è semplicemente il suo modo di dirci che la nostra vita è nelle sue mani.

la risonanza magnetica funziona così: ti fanno indossare il camice di meredith grey, con cuffie per la testa e per i piedi in abbinamento, e poi ti infilano in una specie di lettino che sembra un imac della prima generazione, bianco e verde, un affare dalle superfici lisce e bianche come un ipod, solo firmato general electric.
poi devi stare mezz’ora sdraiato, fermo, ascoltando dei rumori, mentre uno scannerone ti scannerizza.
e tra due altre comode settimane, l’ennesimo medico impreparato all’esistenza, alle relazioni umane, e alla carriera che ha intrapreso, ti dirà qualche altra ovvietà su come sollevare correttamente i pesi.

tornata a casa alle prime luci dell’alba, cioè le 8:30, mi fiondo sulla colazione che non ho avuto tempo di fare, e elaboro una nuova concezione dell’espressione “droghe di ultima generazione”:

parliamo un attimo di questa favolosa invenzione, il Dulce de Leche, detto anche “il barattolo della felicità”.
trattasi di 300g circa di MOU allo stato spalmabile.
una volta che lo provi, anche se è solo un microgrammo, sei fottuto.
ne vuoi sempre di più. ti ritrovi a fare sogni equivoci su pastasciutte condite con il dulce de leche.

l’altra perversione gastronomica che questo paese mi ha lasciato, sono i DATTERI COL BACON.
prendi un dattero secco, lo avvolgi in una striscetta di bacon, lo passi in padella fino a che il bacon non si è praticamente fuso col dattero, senza bruciarsi, e poi lo mangi, tutto insieme.
la tentazione è ancora più forte, qui, dal momento che i perfidi pusher di calorie hanno escogitato un luciferino sistema di abbattimento delle barriere:

già pronti, da passare in padella o da mangiare così.
oscenamente buoni.
mi vergogno ad ammettere quanto mi piacciono, ma sì, i drogati devono passare attraverso l’ammissione della loro dipendenza. e i pervertiti anche.

la perversione deriva dalla repressione, ed è chiaro che tutto questo è cominciato a succedere quando il regime ipocalorico è entrato nella mia vita.
per la stessa ragione, in un angolo nascosto del frigo, giace un vasetto di burro di arachidi.
devi sapere che hai qualcosa che ti fa ingrassare immensamente, da qualche parte nella tua cucina, per mantenere l’equilibrio psichico in tempi di austerity calorica.
“che schifo” penseranno tutti, o “che pena”, forse, e avrei pensato lo stesso qualche anno fa.
ma qualche anno fa era un’altra era. un’altra vita.
un’altra età.
un’altra taglia.

il mio processo di inesorabile deterioramento umano si concluderà oggi pomeriggio, quando andrò all’appuntamento alla profumeria all’angolo, dalle stronze.
le stronze sono le due signore della profumeria, che mi derubano ogni volta che passo di là, rifilandomi prodotti assolutamente necessari per la salute della pelle del mio viso, cazziandomi impietosamente per il suo stato di disidratazione, schiaffeggiandomi con una mano e porgendomi con l’altra barattoli di crema da 60 euro in su l’uno.
ecco, queste due mi hanno chiamato per telefono, invitandomi ad un trattamento gratuito con gli esperti di chanel, cui va abbinato l’acquisto di anche solo un prodotto.
anche solo un prodotto, certo.
uno solo, come no.
già so che, quando mi ritroverò in mano un beauty case omaggio imbottito di campioncini, non saprò dire di no alla gamma completa trattamento facciale pulizia-esfoliazione-tonificazione-idratazione-idratazione profonda-eccetera.
tutto per il profitto delle multinazionali dell’estetica, inseguendo un sogno che sappiamo tutti generato da photoshop.

il club delle bocce, forse stasera.
il film di sex & the city tutte amiche donne, prossimamente.
la sessione di agopuntura, nel tentativo di liberarmi della sindrome del dottor house, vista l’inettitudine dei medici locali, al grido di “tanto il peggio che mi può succedere è che non mi fa niente”, domani.
le riunioni tupperware, as soon as possible.
e tutto il resto, cose come l’abbonamento a “casaviva” e la raccolta di talloncini sconto incollati sulle riviste, molto prima di quanto si immagini.
mon dieu.

voglio un pensiero superficiae che renda la pelle splendida.
a salvarmi, vieni a salvarmi…

3 Comments

  1. “inseguendo un sogno che sappiamo tutti generato da photoshop”: non è che mi trovi un paio di lenti a contatto con “filtro fotoscioppante” integrato?
    😉

  2. e come diceva il mio insegnante di fotosciop, l’unica vera feature di questo programma di cui ci sarebbe bisogno nella vita vera è mela-zeta.
    😀
    (control-zeta per i pc-precisini.)

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