Ho passato 6 anni della mia vita a Siracusa e quando penso al 13 dicembre, festa della Santa Patrona, mi viene in mente una sola immagine: i tavoloni di marmo alla fiera, e i torciglioni di zucchero giganti. Sant’Agata, invece, è un panzerotto con formaggio e acciuga. L’inverno in generale sono i totò (ma esistono nel resto del mondo?) e le zeppole, dolci e salate. L’inverno nei posti vicino al mare: non c’è cosa più angosciante del buio alle 16 e dell’umidità costante che ti si appiccica a tutto, piumone compreso. Poi sarà che lì ci ho passato l’adolescenza, che nei romanzi è “il momento più bello della vita” mentre nella vita è una sfilza di dimenticabili momenti di angoscia misto inadeguatezza misto vestiti orrendi misto insicurezza misto brufoli misto delusioni, ma niente mi mette più tristezza del pensiero di quei pomeriggi di buio eterno, coi quaderni dei paradigmi di latino e greco e l’ansia di dover leggere ben due o tre pagine di storia senza averne la benché minima voglia.
Un inverno meno angosciante sono le feste a Roma, col buio pomeridiano interrotto dal casino in centro, le luci, quelle cose lì. La sera della vigilia, pur essendo sempre stato un evento clou (siamo l’unico Paese in cui lo è), ha piatti di cui non ho memoria, almeno personale. Quella acquisita, invece, grazie allo sposalizio, e di cui vado orgogliosa, e dalla quale spero presto di essere assimilata (il mio sogno è riuscire a dire “Mò ce vò” con cognizione di causa), è ricca di riferimenti degni di nota come le linguine all’astice: il fatto che sia pesce è un pratico escamotage per mangiare un chilo e mezzo di ottima, indimenticabile sugna anche in un pasto che dovrebbe essere “di magro”. L’altra mia passione, l’insalata di rinforzi, è ciò che più si avvicina alla mia idea di un’insalata civile, che non sembri fieno. La costante natalizia, però, per me è la frutta secca. “Per me”, come se non lo fosse per tutti. È che mi ricordo di come prendevo in giro mio padre, per la sua fissa per datteri, fichi, noci, fichi ripieni di noci, datteri ricoperti di fichi ripieni di noci, fichi ricoperti di cioccolato, quando invece era lui che aveva capito tutto, e io che come al solito non capivo una mazza. Me ne sono dovuta andare dall’Italia (in Spagna per due anni, in Turchia per una settimana) per capire il capolavoro che è la frutta secca, quando mio padre l’aveva capito standosene in poltrona. Ubi maior. (I datteri, ingiustamente schifati dai più, avvolti in una fettina di bacon e ripassati in padella sono la cosa più buona dell’universo. Mi ringrazierete.) Lo stesso discorso si potrebbe fare per i torroncini, le bucce di arancia o limone candite e ricoperte di cioccolato, i marron glacé. Li ho sempre disprezzati, imbecillissima. Adesso potrei alimentarmi solo di loro. Curioso, oppure appropriatissimo, che ciò sia coinciso con la scomparsa totale del mio metabolismo. (Probabilmente si chiama “disturbo alimentare legato allo zucchero”, ma meglio non indagare.)
E io non sono un’amante dei dolci. Urge quindi bilanciare le carrettate di dolciumi di cui sopra con piatti salati che fanno il mio inverno adesso e che senza indugio sceglierei mille volte al posto di qualsiasi Mont Blanc: la polenta con le spuntature, per me Regina della Sacra Sugna Invernale. Le zuppe e le vellutate. La zucca in ogni sua manifestazione, dal tortellino, al risotto, alla vellutata, alle fette al forno. L’inverno è superiore all’estate per tanti motivi, uno di questi è la naturale richiesta di cibo più calorico dovuta al clima. Sarà per questo che amo tanto la cucina di montagna.
Degli eventi fondamentali della mia vita, dei posti che ho visitato, delle cose speciali che mi sono successe, ricordo poche cose a parte chi c’era di importante per me, e sono sempre: come ero vestita e cosa si è mangiato. Una vita s-candita dalla sugna.
Ci rivediamo per la versione primavera/estate di questo post, con le lamentele sul caldo, le odi alla bontà delle torte salate e delle fave, la gioia dell’agnello pasquale e dei dolci a base di ricotta. (Ops, era uno #spoiler!) Buone e grasse feste a tutti.