da jovanotti a vecchioni

(titolo citato da non so nemmeno dove)

il titolo è solo funzionale al tema “musica”, anche se jovanotti in  effetti c’entra, tangenzialmente.

nell’ambito della rubrica “musica sociologicamente rilevante”, abbiamo una new entry che appartiene, incredibilmente, a jax. jax, da “messa dive spiri” in poi, era per me fumo negli occhi: se avessi potuto premere un bottone per farlo scomparire dalla faccia della terra, l’avrei fatto. odiavo il suo “punk” almeno quanto avevo adorato “strade di città”, che avevo pure comprato in doppiacopia pur di avere il “pacco di natale”, in cui era contenuta la cassettina con le storiche, indimenticabili, ed ancora oggi foriere di citazioni, “è natale (ma io non ci sto dentro)” e “capodanno-danno”. sono molto affezionata a quei due dischi, probabilmente perché simbolo di una giovinezza ormai perduta, di un’innocenza intellettuale, e di una semplicità scevra da seghe mentali (chiaro, ce le avevo pure allora, ma comparate con la sovrastruttura di pippe che ho raggiunto adesso, è come fare un side by side tra “il megaalmanacco di paperinik” e una qualsiasi pagina singola di wittgenstein, senza però la dignità teorica di wittgenstein, ovviamente) che ormai sono irrecuperabili, e che sembrano bellissime, avvolte nella nostalgia. il jax delle invettive, tranne quelle contro jovanotti (cfr “non sono un ragazzo e fortunato e a me nessun sogno è mai stato regalato”) non m’interessava molto, e quello della “spirale ovale” avrei proprio voluto farlo fuori. anzi, sicuramente, nel black blog di http://digilander.libero.it/fatakarabina da qualche parte deve esserci la famosa invettiva “spero che la spirale ovale ti risucchi”. a pensarci bene, mi fa nostalgia anche la furia con cui mi scagliavo un tempo contro la musica che non mi piaceva: ormai, dopo aver scaricato tiziano ferro in italiano e spagnolo (Y AGRADEZCO SIEMPRE QUIEN SABE LLORAR DE NOCHE A MI EDAAAD) non ho nemmeno più i presupposti morali per poterlo fare.

tuttavia, in modo del tutto inaspettato, e compatibilmente con le mie barriere musicali ormai definitivamente abbassate, quest’anno jax è uscito con un singolo che, se musicalmente continua a non piacermi proprio per niente, testualmente ricopre una valenza anche abbastanza attuale, e a me molto cara: il tema dell’invecchiamento.

il succo della canzone è il confronto tra la prospettiva di invecchiamento classica, avvenuta fino ad oggi, e il modo in cui invece sta invecchiando la generazione che si compra i pupazzi pagandoli 300 euro e poi li espone in salotto. pensavano i nostri genitori che prima o poi anche noi saremmo passati ai vestiti da bancario e le porcellane wedgwood, e tutto sommato anche noi ce lo aspettavamo, pensando che da un giorno all’altro ci saremmo svegliati “grandi”. e invece stiamo ancora qua, con le felpe col cappuccio, a trent’anni, le scarpe da tennis, i fumetti, le serate passate prima a parlare di Jeeg Robot e delle Strade di San Francisco*, e poi a cercare relativi video su youtube, e le nostre stanze studio disseminate di pupazzi. la domanda è (e mi escludo dal “noi” perché io dal tailleur sono proprio poco lontana, ultimamente) “ma noi invecchieremo? e come invecchieremo?” jax risponde “i tatuaggi ce li passerà la mutua, e anche i vecchietti fanno o-o”, come una prosecuzione dei bambini di Povia.

a me questa risoluzione non convince. io non so se invecchieremo davvero, e il fatto di non riuscire ad immaginarci, vecchi, mi insospettisce. da un lato, potrebbe essere una conferma delle profezie di Giacobbo: nel 2012 il mondo finirà. e con lui, le nostre suppellettili e i nostri designer toys. il problema di invecchiare non poniamocelo, quindi. dall’altro, si prefigura una situazione in cui una manica di bamboccioni è più comoda per la perpetrazione della gerontocrazia, e se non vediamo uno spazio per noi nella società degli “adulti”, è solo perché quello spazio non esiste, e forse non ce lo vogliono lasciare. quindi in teoria non c’è futuro, così come non ci sono né lavoro, né pensione.

non so come rispondere, e non so dare una direzione alla dialettica tailleur-sneakers. so solo che ho la netta sensazione che il futuro non sia più quello di una volta. bisogna vedere, ora, come sarà, o forse occuparsene direttamente, prima della fine del mondo, o prima di ritrovarci a sessant’anni a lamentarci su internet di una classe dirigente dell’età media di 130 anni. io, nel dubbio, comincio a guardare il “centro serena” con mia madre. chi l’ha detto che Charlie di Lost non sia esteticamente apprezzabile, accanto ad una zuppiera Royal Copenhagen.

(e nel contempo mi complimento con me stessa, per l’ennesimo post lunghissimo, pipponissimo, anti-lettori. non vuoi proprio che la gente ti legga, eh, signora.)

*cfr Caparezza, “Fuori dal tunnel”

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5 Comments

  1. Ah, anche io ho comprato un cd degli Articolo 31 in duplice copia: “Strade di città”. Anzi tripla. Ma per tutta una serie di motivi che non sto qui a spiegare… 😀

  2. Ma cavolo Signora, mi hai praticamente scippato il post che stavo per scrivere!!! 🙂
    Anche per me gli Articolo 31 hanno smesso di esistere dopo Messa di Vespiri, anche perchè dopo – con il grande concerto del Palaportello presentato da Albertino (sic) – l’hip hop italiano ha praticamente cessato di esistere come movimento, credo fosse il 96? vado a memoria… però si, anche a me questa nuova canzone di JAx ha strappato più di un sorriso. C’ha azzeccato il ragazzone, non c’è che dire!

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