il problema delle stagioni finali

Il problema delle stagioni finali è che, a prescindere da cosa succede ai personaggi alla fine della storia, c’è una specie di lutto. Un lutto che cominci a percepire sapendo che finirà la storia, e man mano che mancano sempre meno episodi si concretizza. Ti rendi conto che tu e quei personaggi, che ormai dopo N anni sono persone, vi dovrete salutare perché il vostro percorso insieme è terminato.

Sembra una stronzata, ma intanto con questi individui ci hai passato un discreto numero di ore: per dire, io negli ultimi anni ho passato sicuramente più tempo con Verme Grigio che con mia madre. Questa frequentazione non è indifferente, non può non avere un peso, non può non lasciare tracce. E soprattutto, non può non mettere una certa ansia d’addio nel sapere che a breve non ci si vedrà più. I lutti sono sempre lutti, come quando devi accettare che va via un collega a cui ti eri affezionato. Non saprai mai più cosa gli succederà minuto per minuto, non sarai più sul pezzo sul suo punto di vista riguardo il micromondo aziendale che avete condiviso, non ci saranno più quei momenti di scambio che erano il tuo appuntamento fisso giornaliero. La vita va avanti e bisogna farsene una ragione, ma è veramente difficile accettare che vada avanti anche senza di noi.

Loro se ne vanno e noi per evitare di pensarci cominciamo a odiarli: oppure, come Tony Soprano, per renderci il distacco meno doloroso cominciano a farsi odiare loro. E però poi molti di loro rimangono, proprio come quelli che se ne vanno davvero.

Mi sto ancora chiedendo chissà come se la passa Carmela Soprano. Clementine Sawyer sarà all’università? Vic Mackey avrà scontato la sua pena?

Forse è arrivato il momento di qualche rewatch.

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