sunday roast

ci sono cose che, pur degne di essere menzionate, non sono degne di essere linkate direttamente. con poche parole chiave, sono facilmente reperibili.

l’intervista ai Dari a “Le Invasioni Barbariche”. no, non ci posso credere, no, no, no, non è vero, non è vero, non sta accadendo sul serio. i Dari non stanno veramente spiegando, senza un briciolo di ironia, loro stessi e la loro filosofia. non so per quale ragione, ma mi sembrano tutti, fisicamente, nipoti di Andy dei Bluvertigo. se non fosse che poi nipoti non lo potrebbero essere per niente: la giustificazione morale che davo loro, dovuta alla loro pischellaggine, è caduta quando ho scoperto le loro età. e allora no, Andy, scusa il paragone. tu sei molto più simpatico. la chiacchiera dei Dari in studio si svolge tra frasi epiche come “mi trucco gli occhi perché io mi esprimo con gli occhi, e mi piace quindi metterli in risalto”, e “ho fatto la frangetta, ma non perché sono emo, ma perché adesso va di moda, magari ieri ero pettinato con i capelli tutti sparati”, trasportandoci immediatamente in un’atmosfera da provino di “pantene protagonist”, “grande fratello”, “amici”, “uomini e donne”, o enciclopedia sui consigli per essere tutti i giorni belli belli belli in modo assurdo, mille modi di acconciarsi i capelli, eccetera. nota bene la giustapposizione perturbante tra quello con i capelli viola (perché il viola è il suo colore preferito), e gabriele la porta, alla sua sinistra.

parlavamo di Andy, e allora perché non parlare anche di Morgan, sempre a “Le Invasioni Barbariche”. anzi no, non parliamone. va vista.

ci sono poi, invece, cose che devono essere linkate, oltre che raccontate. e siccome io non sono una che salta di palo in frasca, visto che poco fa parlavamo di belli belli belli in modo assurdo, eccole qua. due perle direttamente dagli anni 90, sancisco definitivamente la presenza eterna di ben stiller tra le persone che ammiro e rispetto. (in soldoni: sto rotolandomi dalle risate da tre giorni.)

infine, un appello: per favore, rimuoviamo dal linguaggio comune l’insopportabile locuzione “ma anche no”. non fa ridere.

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