rage against the emos (ovvero: come arrivare a trl passando dal parrucchiere e da corso di portaticinese).

wikipedia)
il tipico look da emo (fonte: wikipedia)

In questo post vogliamo prendercela un po’ con gli emo italiani, un po’ coi parrucchieri milanesi, un po’ con mtv italia (e anche un po’ con gli indie nostrani).

Intanto una piccola classificazione: si definiscono emo quei gruppi musicali popcore come i Tokio Hotel, i Dashbord Confessional, eccetera caratterizzati dall’utilizzo sistematico della frangetta, dei jeans skinny neri e delle allstar (mi scusino i puristi, lo so: il termine indicava – sempre semplificando – alcune band americane di emohardcore nel decennio 85-94 dello scorso secolo).

Aperta parentesi, per un paio di anni sono stato lontano dall’Italia, da Milano e dalla nostra Mtv. Non m’ero quindi accorto delle modificazioni genetiche che l’audience videomusicale ha subito nel nostro paese. Tornato nel luglio di quest’anno ho acceso la tv e ho subito notato una trasformazione palese del pubblico di mtv. A TRL per esempio erano ospiti Lost (boato del pubblico di quindicenni frangettosi) Sonhora (altro boato) Dari (il pubblico letteralmente esplode di gioia) e Giuliano Palma (silenzio tombale). Chiudo parentesi osservando che la Santarelli ha dovuto invitare il pubblico a fargli “almeno un applauso”.

Avendo vissuto a Milano abbastanza tempo per accorgermi che Corso di Porta Ticinese è il barometro degli stili di vita degli adolescenti attuali, faccio mente locale: quando sono arrivato c’erano le bratz, quando sono andato via i finti punk e la settimana scorsa, in effetti, ho visto gli emo.

A questo punto mi chiedo: come funziona?

Quando ero adolescente io, mi passavano le cassettine, guardavo Alternative Nation su Mtv, mi fissavo col grunge e alla fine non tagliavo i capelli e mi compravo la camicetta di flanella.

Oggi invece si fa il percorso al contrario: vai dal parrucchiere, ti fanno la frangetta, ascolti la musica, chiedi al parrucchiere cos’è, ti fissi con l’emo e vai nel pubblico di TRL.

E, non dimentichiamocelo, ti fai le foto con Carlo Pastore per metterle sul tuo fottutiussimo facebook.

Ridatemi Silvestrin e le cassettine, ve ne prego!

Due osservazioni collaterali.

Primo. L’altro giorno sono stato al Cocacolalive. C’erano un sacco di ragazzini vestiti di nero, con il rimmel sotto gli occhi, il rossetto nero, le unghie nere e la lacca nei capelli. Andavano a sentire i Cure. Prima dei trentanni quando vedevo ragazzini ai concerti che mi piacevano, un po’ sbroccavo. Che cazzo ci fa sto neonato a vedere i PearlJam?… Oggi no: se vanno a vedere i Cure invece dei Dari, vuol dire che al mondo c’è ancora speranza.

Secondo. Sono stato a vedere Il Sorpasso Festival (per chi non lo sapesse, la versione romana del MiAmi, il festival dell’indipendente italiano). A parte i Babalot, che sinceramente mi piacciono un sacco, TheNiro, che è bravo ma mi fa venire il latte ai talloni, e i Diaframma, che stanno lì da prima che io nascessi, c’era solamente robba orrenda (segnalo con disprezzo Ministri, AlbanoPower, Superpartner e Masoko). Ecco, mi dico, una volta il problema della musica italiana erano le cover band: oggi no, il problema sono ‘sti gruppi indie che pretendono di scrivere musica loro.

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11 Comments

  1. @aleventu: è il tuo link, mi sa, che è un po’ vecchio. “Wale” dei Dari è giustappunto uno dei baluardi contro cui si scagliava bricoalessio, ed è, purtroppo, in giro da più di sei mesi.
    tra l’altro i Dari non fanno emo; fanno “emotronica”, o almeno così affermano nelle svatiate interviste che dedicano loro i due canali musicali in chiaro d’italia.

  2. signoramaria, il mio link non è poi così vecchio. Diciamo piuttosto che le informazioni non arrivano a tutti sincronizzate ed essendo “nuova lettrice” non ero al corrente che dei DARI ne aveste già parlato…ACCIDENTI…ma ancora ne parliamo di quei ragazzetti??….:) Cordiali saluti.

  3. una piccola correzione. i tokio hotel non sono emo. semmai alcuni emo ascoltano anche i tokio hotel.
    emo sono i from fisrt to last. e non so quanti “emo” di portaticinese li conoscano. il problema, semmai, sono gli emo nostrani, che lo diventano come hai detto tu grazie al parrucchiere e che ascoltano determinata musica perché presentatagli come emo.

    ps. non sono emo, per fortuna e per superati limiti di età.
    e c’ero anch’io a vedere i Cure. ma a te sono piaciuti? sarà stata l’assenza di una benché minima tastiera ma io mi aspettavo di meglio.

  4. hey ciao be ho letto attentamwente il tuo post..ee ci tengo a dire che sopno i media in gran parte che hanno degenerato cio che ora chiamano emo..come ben sai e come hi detto l emo deriva da ben prima che scoppiasse il boom qui e per esperienza ti posso dire che non e quello che si vede per le strade oggi o cio che si spaccia per emo oggi per quanto concerne la musica e tutta una questione di marketing e moda.. io ho conosciuto l emo come stile ben prima che scoppiasse la moda e non e cio che vedo oggi.. a los angeles nel periodo in cui ho vissuto la era un altro mondo.. un altra cosa non quel “voglio essere figo” di oggi e per quanto io sia molto vicino al vero pensiero emo mi astengo dal definirmi tale dal momento che quello che si vede oggi nn centra niente con quello che e

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